P O E S I E

C'è un pensiero - Della posa, del volo - Transitano qui...
Canneto - Cannedu - Come lavorio muto di rondine

C'è un pensiero

Là dove la bellezza
della spiga, che si piega
al tuo vento religiosa
e si erige altèra
ai tuoi raggi preziosi,
allieta il tuo saluto sul sentiero
ci dici : siamo unici e soli, ma
ci parliamo, se ci amiamo
ci sentiamo, se ci amiamo

Là dove la dolcezza
della sera, che s' affaccia
con tenui richiami
e braccia avvolgenti
tutto acquietando,
tutela la tua assenza sul sentiero
ci vedi: siamo unici e soli, ma
ci amiamo, se tra le ombre ci vediamo
ci amiamo, se ci parliamo
ci amiamo, se ci sentiamo

Là dove la stanchezza
dell'uomo, che spinge
il gregge all'ovile
coi gesti del vento
e voce di pietra,
commuove la tua paternità sul sentiero
ci sussurri: non siamo unici e soli
c'è un pensiero
che ci comprende e che ci cura
se ci amiamo e ci diciamo
questo nostro amore.

Lidia Flore

Della posa, del volo

Maschili voci si porgono al molo
si espande l'aurora sulla placida aria marina
creature oltrestrane adagiano
sulle dolci correnti la loro esistenza
poi spiccano il volo
chiamate lontano

detritiche sponde, io qui, isola insana
muta presenzio tra inusati natanti
che più non beccheggiano all'acqua
e all'arsura di luce consumano
la loro memoria

una domenica, un attonito giorno,
mi dona inatteso
tra lacere trame il vivo disegno
che il torpido cuore dilati
e inette le mani protenda per loro
per creature che osano e ignorano il dolo,
nello sguardo ammirato all'onda infinita
della posa, del volo.

Lidia Flore

Transitano qui…

Cercando i fiori di ginestra
e di rosa canina
troviamo antichi borghi
dormienti tra le pieghe dei monti
sembra di quieto abbandono
ma un uomo e due cani
ci narrano la triste
dimenticanza che li avvolge
il fiume che non c’è più
i bimbi, il bosco, cancellati

- sparirà presto anche la più piccola ragione -

di rosa canina e di ginestre
i fiori cercando
notiamo il silenzio tra i pianori
né un piccolo gregge
né tracce d’armento
e discendiamo poveri
di povertà vera, di speranza,
salutando nella loro solitudine
ferula, gladiolo, caprifoglio

- qui transitano gli anni, come noi, un alito senza storia -

Lidia Flore

Come lavorio muto di rondine

Come lavorio muto di rondine
muto per altrui linguaggio
si vorrebbe relegare la tua pena, il tuo pathos

      Quando i tuoi occhi videro la dignità perduta
      occorrevano parole urlate
      non solo tu, Rosina, ma tutti le dovevano urlare

perché non erano volteggi alati di primavera
i tuoi piedi scalzi sulle pietre
le pietre sulle tue mani nude
le pietre nei cuori degli uomini
le pietre viscerali di miniera

      I benpensanti ora non vogliono,
      ora che crescono in te libere parole,
      che più parli e ci ricordi: brutale fu l'asservimento,
      indegna la miseria estrema e le troppe umiliazioni

perché non erano volteggi alati di primavera
i corpi martoriati di bambine
sotto il crollo in laverìa
lo strazio delle partorienti
sulla strada lunga e dura del cantiere
le urla trattenute per un giorno di lavoro
i tuoi palpiti di ragazza invasi di paura

      Che almeno ora ti si dia parola
      che sia tu madre di questa nostra storia
      e renda a noi quella tua pena, la tua vita
      giungendo come cibo
sul becco della rondine in ogni nostro nido.

 

 

Lidia Flore

Canneto

Culmi biondi ondeggiano
di loro musica seguendo
la preservata beatitudine

forse è per questo
che neppure un piccolo passero
osa su di loro la sosta

ma la venefica cuora definisce
quale morte sia la vita
e quale il tempo del canneto

alla base dei suoi culmi
un’ombra, contaminazione
putrescente, li scolora

così che il vento non sarà né suono né colore
in suo prossimo meriggio
in una sua vicina aurora.

Lidia Flore

Cannedu

Cannas brundas undulant
de musica insoru sighendu
sa biadesa difendia

Fortzis est po custu
chi nimancu unu piticu cruculeu
arriscat asub’e insoru sa parada

Ma sa sterrida mala definit
cali morti siat sa vida
e cali su tempus de su cannedu

Asutt’e is cannas suas
un’umbra, appestadura
pudescendi, ddas sbisuriat

Aici chi su entu no adessit ne sonu ni colori
in d’unu suu meigama ch’intrat
in d’una sua nea probiana.

Traduzione di Giuseppe Pusceddu


Indicazioni per la lettura
- accenti e vocali paragogiche nell’ultima sillaba dei verbi -


Cannedu

Cannas brundas ùndulanta
de musica insòru sighèndu
sa biadèsa difèndia

Fortzis est po custu
chi nimàncu unu pitìcu cruculèu
arriscada asub’e insòru sa paràda

Ma sa stèrrida mala defìnidi
cali morti siat sa vida
e cali de su cannèdu su tempus

Asutt’e is cannas suasa
un’umbra, appestadùra
pudescèndi, ddas sbisùriada

Aici chi su èntu no adèssidi ne sonu ni colori
in d’unu suu meigàma ch’ìntrada
in d’una sua nèa probiàna.


 


Lidia Flore

Lidia Flore vive a Carbonia,
dove è nata nel 1951.

Tra il 1997 e il 1998 ha partecipato
a corsi di scrittura creativa (a Lucca
con il poeta Valerio Magrelli e
a Cagliari con il critico Giovanni Mameli).

Ha partecipato tra il 1998 e il 2009
a concorsi di poesia riscuotendo
numerosi riconoscimenti :
- 1° premio al concorso nazionale "Sguardi sull'Emigrazione"
- 1° premio al concorso "Laguna",
- 1° premio al "Vivi Castello" di Cagliari,
- 1° premio Nazionale "Poesia dell'anno" 2010,
- secondi premi, segnalazioni e menzioni d'onore tra cui il Premio Tiscali a Dorgali nel 1999, e premio Gramsci ad Ales nel 2005.



© SardoLog 2004 - Tutti i diritti riservati    -    SardoLog - Via Leonardo da Vinci 52 - 09013 Carbonia - Italia